Di questi tempi si fa sempre più veritiero, il famoso detto “Siamo quello che mangiamo”. Il cibo può anche trasformarsi in “veleno”, il 50% dei casi di morte o di disabilità nel mondo dipende da un’alimentazione con troppo sale, poca verdura e poca frutta e il 30% dei tumori potrebbe essere prevenuto con dieta e stili di vita sani. Identificare i nutrienti che hanno maggiore impatto sulla longevità e sulla salute della popolazione è fondamentale,infatti, l‘Italian Institute for Planetary Health’ (Iiph), si ripromette di studiare questa causa, con un nuovo grande progetto internazionale, presentato ieri a Milano, frutto dell’unione fra il “Mario Negri” e l’Università Cattolica, con la partecipazione di Vihtali, spin off della Cattolica per promuovere ricerca sui servizi sanitari.
Tra i problemi più frequenti che riguardano “la cattiva alimentazione” è presente l’obesità. La fotografia scattata nella prima edizione dell’Italian Obesity Barometer Report, realizzata in collaborazione con Istat e presentata qualche mese fa, al primo Summit Italiano sull’ obesità, non lascia ombra di dubbi: in Italia sono 25 milioni, tra adulti e bambini, le persone in sovrappeso o obese. Sono più uomini che donne, vivono soprattutto in città e nelle regioni del Sud. A causa di questa condizione,i soggetti che ne soffrono, rischiano più di altri di andare incontro a malattie come diabete, infarto, ictus e tumore. In particolare,il fenomeno interessa nelle regioni del Sud, un bambino o adolescente su 3. L’obesità si stima sul sistema economico mondiale per 2 trilioni di dollari (2,8% del PIL mondiale). In Italia solo per le patologie cardiovascolari i costi stimati ammontano a oltre 15 miliardi di euro e per la cura del cancro a poco meno di 7 miliardi. A mettere a rischio le nostre vite, però, è anche il contesto di profonde modificazioni climatiche, ovvero, il modo in cui produciamo.
Una tra le diete più consigliate è quella strettamente vegana, in tal modo, si risparmierebbero 8,1 milioni di morti premature da qui al 2050, anche un cambiamento minore, che limiti il consumo di carni rosse, a circa 300 grammi alla settimana, ne eviterebbe più di 5 milioni. I ricercatori hanno elaborato quattro diversi scenari, uno di ‘business as usual’ in cui si mantengono le attuali tendenze in termini di dieta, uno in cui si limita la carne a 300 grammi a settimana aumentando l’apporto di frutta e verdura, uno strettamente vegetariano e uno vegano. Un’altro elemento consigliato è il vino rosso, che generalmente in giuste quantità, porta benefici al cuore, salvo che a un 30% della popolazione che ha la variante di un gene che annulla questa proprietà.