Una zuppa semplice e rincuorante che viene dalla tradizione popolare del Friuli Venezia Giulia, in particolare in Carnia, una regione di montagna antica e fiera.
Il formato di questa minestra è insolito, perché come vedrete è un mix di acqua e farina fatto sgocciolare direttamente nella densa passata di fagioli. Il risultato è che si formano una serie di pezzetti di impasto densi dalle forme irregolari, chiamati lis paveis (farfalle) in Carnia. Poetico, no? A livello tecnico si tratta dell’unico passaggio un po’ delicato della ricetta, perché nel momento in cui versiamo la pastella di acqua e farina nel nostro composto denso e caldo, si aggruma subito, quindi dobbiamo prestare attenzione a far sì che i “grumi-farfalla” siano dei pezzettini e non delle masse di pasta!
E adesso parliamo un po’ dei fagioli, l’ingrediente più sostanzioso della ricetta. Di solito si utilizzano i borlotti, quelli di color rosso screziato. Fanno parte dei legumi, lo sappiamo, che sono un antico e povero ma reale ‘superfood’ – tant’è che la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) aveva dichiarato due anni fa (il 2016) Anno internazionale dei legumi. Sono le proteine vegetali, che fanno bene non solo alla nostra salute, ma anche all’ambiente: le piante di legumi sono infatti ricche di azoto, un ‘fertilizzante naturale’. I residui delle coltivazioni vengono date da mangiare agli animali da allevamento che a loro volta le restituiscono alla Terra…
Il Friuli è una regione decisamente “fagiolizzata”! Ne produce di ottime qualità per vocazione dei terreni e per esigenza del passato; povertà e proteine low cost che con orzo, patate o pasta diventano un piatto unico. La Carnia, poi, è considerata la patria dei fagioli: a Cavazzo Carnico, col suo bellissimo lago, si produce l’antico Fagiolo dal Santissim Tricolore (bianco con una macchia). Lo sapete che in quelle zone i fagioli li mettono persino nei dolci, come i giapponesi?!?