4.0

Come riconoscere il consumatore 4.0, uno studio ne crea l’identikit

Il consumatore 4.0 è il consumatore moderno: sempre più informato e consapevole, cerca l’innovazione e il piacere così come la salute, acquista prodotti certificati ma non si fida più solo di un bollino. A delineare il suo ritratto, l’Osservatorio Cibi, Produzioni, Territorio (Cpt) di Eurispes, Uci e Univesitas Mercatorum, che ha raccolto dati, approfondito fenomeni legati al mercato del mondo alimentare, e osservato come cambiano le abitudini dei consumatori nel Position Paper. Per questo fenomeno, quindi, è stata creata una vera e propria “identikit“: tale soggetto non ha più fame, ma appetito, e questo è saziato nella sua mente più che nella sua pancia. Il consumatore diviene, insomma, un “produttore di significati”.

Lo studio riferito al consumatore 4.0 ci spiega, dunque, l’importanza nel capire le persone, i loro valori e la sfera dei loro desideri. Il consumatore di oggi, “è un misto di antico e contemporaneo, è un consumatore post-moderno che sta ribaltando il proprio rapporto con il consumo: dopo una lunga fase post bellica, nella quale il consumo ha sostanzialmente dominato sulla persona, è maturato un cambiamento di stato che mostra un altro soggetto, che ribalta i termini del proprio esistenziale socio-economico da consumatore-persona a persona-consumatore, attraverso alcuni atteggiamenti nuovi. I consumi delle famiglie rappresentano la quota più importante del Prodotto interno lordo italiano e, in quest’ambito, quelli alimentari pesano l’11% (secondo dati Istat del 2018).

mensa

Mense scolastiche: lo spreco del cibo arriva al 30%

Per spreco alimentare si intende generalmente quella parte di cibo che viene acquistata ma non consumata e che, quindi, finisce nella spazzatura. In un mondo in cui si parla di incrementare la produzione alimentare del 60-70% per nutrire una popolazione destinata a crescere sempre di più, uno dei paradossi più preoccupanti è costituito dallo spreco del cibo prodotto a livello globale. In Italia uno dei luoghi dove questo comportamento è molto frequente, è la mensa scolastica: si stima che nei pranzi scolastici si arriva a sprecare fino al 30% del cibo portato a tavola, tra le varie motivazioni le principali sembrano essere l’inappetenza o il poco tempo a disposizione per mangiare.

Tra i cibi più graditi dagli studenti  sono presenti: gelati e dolci, pizza e pane, segue a distanza carne, frutta e pasta al pomodoro. I meno graditi invece sono le verdure cotte o la minestra, il pesce e le verdure crude, la pasta in bianco. Insomma un classico, i bambini si sa non sono famosi per apprezzare le verdure, ma al contrario preferiscono gli zuccheri . Solo un bimbo su dieci mangia tutti i cibi serviti a mensa, mentre due su cinque lamentano di non aver sufficiente tempo per mangiare. Di sicuro, la colpa non è delle qualità o delle quantità se è vero che due bambini su tre affermano che le porzioni sono equilibrate e il menù sufficientemente vario. Il cibo sprecato giornalmente varia dal 10% al 30%. Di questi solo una piccola parte, circa l’11%, verrebbe riciclata. Secondo l’86% dei docenti e dei rappresentanti genitori in Commissione mensa, i cibi avanzati vengono buttati.

Ovviamente quando si parla di spreco si finisce anche a parlare dei costi ,la media della spesa famigliare per la mensa è di 83 euro mensili nella scuola primaria , mentre è di 82 euro nella scuola dell’infanzia. Il Nord si conferma l’area geografica con le tariffe più elevate, in media 842 euro per nove mesi di mensa nella scuola primaria, e 841 in quella dell’infanzia; segue il Centro, 724 euro nella primaria e 704 euro nell’infanzia; più contenuti i costi al Sud con 644 euro nella primaria e 632 nell’infanzia.